AIRBUS, ROTTAMI IN MARE "C'È L'IPOTESI ATTENTATO"

« Older   Newer »
  Share  
SIMONAPAOLA_
view post Posted on 3/6/2009, 09:46








• I 10 italiani dispersi
Sono dell'Airbus dell'Air France «senza alcun dubbio» i resti di un aereo avvistati oggi nell'Oceano Atlantico: lo ha confermato il ministro della difesa brasiliano, Nelson Jobim, che in serata ha incontrato in un albergo di Rio de Janeiro i familiari di alcuni dei 228 passeggeri che si trovavano a bordo del volo AF 447. Le dichiarazioni fatte alla stampa da Jobim hanno posto fine ad una lunga giornata durante la quale le notizie sull'Airbus scomparso sono ruotate proprio attorno alle ricerche per individuare il relitto negli abissi dell'Atlantico, in un'area a circa un migliaio di chilometri dal nord-est brasiliano e 2 mila dalle coste del Senegal. Sulla base degli avvistamenti fatti dalle navi giunte su uno dei luoghi possibili per trovare i resti dell'aereo c'è «una scia lunga 5 chilometri» con rottami dell'aereo, tra i quali «fili elettrici, elementi metallici, un sedile, oggetti di colore bianco e arancione», ha sottolineato Jobim, che ha inoltre aggiunto: «Proprio tale fatto indica che l'aereo è caduta nell'area» delle ricerche di queste ultime ore. Nel precisare che i resti avvistati da un Hercules C130 brasiliano sono stati trovati «in acque brasiliane» (a circa 650 chilometri al nord-est dall'arcipelago di Fernando de Noronha), il ministro della difesa non ha d'altra parte nascosto che ricuperare la scatola nera dell'aereo sarà «molto difficile». «Bisogna tener presente che in quel punto l'Oceano ha una profondità di circa 2 mila metri, forse anche 3 mila», ha detto. «Abbiamo mandato una nave appoggio militare, la Grajaù, a cui spetterà ora il compito di raccogliere tutti i resti che sia possibile rinvenire - ha aggiunto Jobim -. Tutto il materiale sarà poi portato alla base di Fernando de Noronha, esaminato da periti della polizia federale brasiliana e poi consegnato alle autorità competenti francesi». Alla domanda sulle possibili cause della tragedia, Jobim ha tagliato corto: «Noi non lavoriamo sulle basi di supposizioni. Su questo fronte, le conclusioni dipenderanno dai risultati delle indagini, che saranno appunto svolte dalle autorità francesi». Dal Guatemala, dove si trova in visita, il presidente Lula ha d'altra parte assicurato che il suo governo «farà il possibile e l'impossibile» per ricuperare il relitto. Dopo le dichiarazioni del governo brasiliano, l'Oceano Atlantico che è stato lo scenario della tragedia dell'Airbus ha quindi iniziato a restituire i pezzi dell'aereo. A segnalare alcuni rottami era stata in mattinata l'aeronautica brasiliana, che aveva riferito sull'avvistamento di alcuni frammenti «mettalici e non metallici» che galleggiabano sull'acqua «in mezzo a chiazze di combustibile e cherosene». La superficie dell'Atlantico che nelle ultime ore è stata rastrellata in lungo e in largo è enorme: allo stesso tempo però, sul luogo fin da ieri erano poco a poco convogliati numerosi mezzi dotati di tecnologia sofisticata, tra i quali sei navi (due cargo, quattro da guerra), oltre agli aerei.

PRIORE: SOMIGLIA A USTICA «È stato un evento improvviso: l'Airbus dell'Air France sembra essere sparito nel nulla. Una vicenda misteriosa, almeno fino ad ora, che rassomiglia moltissimo a quanto accadde al Dc 9 dell'Itavia al largo di Ustica: anche quell'aereo sparì nel nulla improvvisamente». A parlare è il giudice Rosario Priore che ha indagato sulla strage di Ustica: a bordo dell'aereo dell'Itavia, esploso il 27 giugno del 1980 e probabilmente abbattuto da un missile (è ancora aperta una inchiesta della procura di Roma sulle cause della esplosione) vi erano 81 persone. Priore, che pur archiviando l'indagine scrisse di un missile probabilmente partito da una portaerei francese, parla di «impressionante analogia» tra Ustica e il mistero dell'Airbus caduto al largo delle coste brasiliane.

GENERALE: POSSIBILE ESPLOSIONE I rottami «parleranno», per ora sono possibili solo ipotesi, in base alla teoria ed ai precedenti conosciuti, su cosa è accaduto all'aereo dell'Air France sparito ieri mentre sorvolava l'Atlantico: tra queste, è improbabile che un fulmine da solo possa aver provocato la caduta del velivolo. Non è da escludere, invece, la possibilità di un'esplosione a bordo, o di un errore del pilota. A parlare è il generale Luca Valeriani, capo dell'Ispettorato sicurezza volo dell'Aeronautica Militare, struttura che si occupa di prevenire ed investigare sugli incidenti aerei delle forze armate. «È poco probabile - spiega il generale Valeriani - che un fulmine da solo provochi la caduta di un aereo di quelle dimensioni, modernissimo e di ultima generazione. Forse al fulmine è stato associato un altro evento. Ad esempio l'aereo della Twa che cadde prima delle Olimpiadi di Atlanta del 1996 precipitò a causa di un'esplosione all'interno del serbatoio di combustibile, dovuta ad un'interferenza elettrica. Quindi - ha aggiunto - un eventuale fulmine potrebbe avere colpito il serbatoio del combustibile, causando un'esplosione». Quanto ad una turbolenza, prosegue l'esperto, «neanche questa da sola può aver causato la disintegrazione del velivolo, anche perchè i sistemi radar rilevano in tempo le perturbazioni. Forse - ha ipotizzato - c'è stata una manovra brusca del pilota per evitare qualcosa, associata ad una forte turbolenza. Ma di norma quel tipo di aereo viaggia ad una quota superiore a quella dove avvengono le turbolenze più intense». Difficile anche, rileva il generale, «pensare ad una rottura di finestrini o di altre parti del velivolo, dovute ad un difetto di costruzione, che ne ha causato la disintegrazione in volo. Si può pensare all'ipotesi inquietante di un'esplosione a bordo e ciò spiegherebbe l'improvvisa mancanza di contatti e l'assenza di richieste di aiuto». Ora, secondo l'ufficiale, «bisogna puntare a delimitare l'area di possibile impatto dell'aereo, dove cominceranno a galleggiare i resti, anche se il lavoro potrebbe essere improbo vista la distanza dalle coste. Va poi considerato che ci sono gli apparati di emergenza, come la scatola nera, dotati di un sistema che segnala la posizione in cui si trovano. Certo, se sono finiti a grande profondità può essere impossibile rilevarli». Dallo stato di questi relitti, aggiunge, «potrebbero arrivare indicazioni più attendibili su quanto accaduto. Così come dal piano di volo, dai dati radar, dalle ultime comunicazioni radio dell'aereo, dai bollettini meteorologici e dalle comunicazioni degli aerei che hanno fatto la stessa rotta subito prima o subito dopo».
 
Top
0 replies since 3/6/2009, 09:46   48 views
  Share